La sua passione era il ciclismo. In quegli anni Coppi e Bartali si sfidavano sulle salite a colpi di pedale e non c’era bambino che non sognasse il vento in faccia. Carlo non faceva eccezione.  La prima bicicletta l’aveva ricevuta dal padre mancato prematuramente. Con la bicicletta Carlo ci sapeva fare e riuscì a mettere nel suo curriculum anche un secondo posto in una Bardonecchia-Torino. Ma il ciclismo, che tanto amava, non gli regalò ne gloria ne immortalità.

Fu il calcio che resero Carlo Parola immortale e simbolo universale di quello sport al quale era approdato negli anni ’30. In particolare il destino di Carlo incontrò l’obiettivo Corrado Bianchi, un fotografo fiorentino freelance che, come oggi accade, seguiva l’attacco della squadra di casa dietro la porta della Fiorentina in una fredda domenica pomeriggio di gennaio. Correva il minuto ottantesimo e Fiorentina-Juventus si avviavano verso il risultato finale a porte inviolate, quando, ricorderà Bianchi,

« […] Parte un lancio di Magli verso Pandolfini. Egisto scatta, tra lui ed il portiere c’è solo Carlo Parola; l’attaccante sente di potercela fare ma il difensore non gli dà il tempo di agire. Uno stacco imperioso, un volo in cielo, una respinta in uno stile unico. Un’ovazione accompagna la prodezza di Parola. »

Rovesciata-Parola.jpg

Corrado, però è lesto e lo scatto non sfugge alla sua Leica e riuscirà a vendere la foto ad un giornale locale oltre che a troneggiare nel suo laboratorio. La Juventus quell’anno vincerà lo scudetto e cinque anni più tardi Carlo Parola passerà dal campo alla panchina come allenatore dopo una bella carriera calcistica.