Miracolo
Miracolo
Racconto di Domenico Pescosolido
Si ritiene che il miracolo sia un accadimento straordinario operato da Dio o da un taumaturgo suo emissario, ma cosa dire quando il taumaturgo è lui stesso il miracolo?
Gli eventi accaddero quando ero bambino e che non comprendevo in pieno ma di cui ero certo che fossero miracolosi in quanto tali li consideravano i miei genitori che per me, nell’innocenza dell’infanzia, erano al di sopra del Verbo stesso.
Quell’uomo, non troppo alto ma dall’aspetto buono, era sempre stato scaltro e astuto. Aveva imparato a volgere a suo favore le difficoltà della vita, del resto non avrebbe potuto essere altrimenti visto che anche la sua venuta al mondo in qualche modo fu originata da un miracolo. Lo trovarono nel 1944 ancora in fasce, dopo un pesante bombardamento alleato, fra le macerie della chiesa di San Gennaro sul Panaro. Non sapendo nulla di lui e della sua famiglia, forse sfollati da chissà quale paese, il parroco lo battezzò, vista l’incertezza se avesse o meno ricevuto il primo sacramento, Miracolo Gennaro. Affidato poi ad un istituto di suore, vi rimase fino a quando fu in grado di provvedere a se stesso.
Da allora visse di espedienti e astuzie, non si sposò mai e ricambiò il Signore per la vita che gli aveva donato commerciando in paramenti sacri. Non esisteva festa religiosa nel raggio di cento chilometri a cui non presenziasse con i suoi paramenti e addobbi. Si dice addirittura che avesse offerto il piviale al Papa nell’unica volta che disse messa in Duomo. Non esisteva parroco, sagrestano o vescovo che potesse fare a meno dei suoi servigi, sempre molto onerosi: ma in fondo la gloria del Signore non ammette avarizie.
Accadde che un giorno di settembre fu chiamato in occasione della prima festa in onore della Madonna del Grottino in una amena località montana, all’interno di una piccola grotta irta di rocce sporgenti dove si diceva ci fosse stata un’apparizione ad un pastore nella seconda metà del Settecento: ogni occasione è utile se serve a dissetare la sete di fede, ricordava il Vescovo nelle sue omelie.
Le giornate erano ancora calde ed io mi divertivo ancora a giocare nei campi di grano appena tagliato ed in paese c’era sempre un’occasione di festa. Miracolo Gennaro si arrampicò fin lassù in montagna attraverso una strada polverosa e bianca resa ancora più accecante dal sole infuocato delle prime ore del pomeriggio. Con una pesante statua della Madonna sulle spalle si inerpicò lentamente lungo quel percorso dove nessun veicolo sarebbe potuto passare e che il parroco avrebbe percorso in processione in serata, con le fiaccole accese in testa a tutto il paese.
Ad ogni curva Gennaro si fermava e si asciugava il sudore che gli colava dalla fronte con un fazzoletto, quando arrivò in cima c’erano già alcuni fedeli in devoto raccoglimento vicino alla piccola grotta, Gennaro li superò senza disturbarli e si incastrò nella grotta per sistemare la statua. Volgeva le spalle ai fedeli mentre armeggiava con la statua che compassionevole sembrava guardare i fedeli. Quel megalomane, gli aveva ordinato una statua più grande del necessario ed ora Gennaro faticava ad incastrarla fra quelle rocce taglienti. In quel mentre, sudato ed accecato dalla fatica, cercando di accomodare la Madonna, avvenne un evento che gli cambiò la vita. Forse una roccia o forse la volontà divina, si tagliò la fronte e il sangue cadde dal suo capo proprio sotto l’occhio destro della statua mentre Gennaro si accasciava in ginocchio invocando lui stesso la Madonna ma per differenti motivi. I pochi fedeli non ebbero alcun dubbio: “Miracolo!”, ovviamente non si riferivano al nome di Gennaro ma all’evento della statua che piangeva sangue e subito si accostarono a Miracolo Gennaro come al vate che aveva visto la Celeste Signora. Quando Gennaro alzò gli occhi vide anche lui la Madonna con la lacrima di sangue ma vedendosi attorniato da molte persone si guardò bene dal riferire le parole che gli erano uscite dalla bocca così gli sembrò più naturale affermare che sì, aveva visto la Madonna!
La voce dell’apparizione corse veloce e Gennaro divenne una sorta di veggente: lui che aveva sempre commerciato in paramenti sacri era diventato colui cha aveva visto la Madre Celeste, l’origine del suo nome fece il resto nell’immaginario della popolazione. Pur non potendo ammettere pubblicamente che ci fosse stato un miracolo, il vescovo non poteva negare che Miracolo Gennaro gli riempiva le chiese e per quella via le casse, così, nonostante non incoraggiasse, non dissuadeva i fedeli dal veneralo.
Quando infine, molti anni dopo, arrivò la pandemia Miracolo Gennaro era già in là con l’età ma la venerazione per lui era immutata. Negli anni aveva confortato vedove, infermi e semplici credenti ricevendone sempre laute donazioni per se e per la Chiesa. Aveva sempre presenziato alle processioni e alle funzioni religiose. Anche poco prima del divieto di ogni celebrazione religiosa a causa dell’emergenza sanitaria, Miracolo Gennaro aveva pregato al Grottino con tutto il suo paese per l’intercessione divina affinché terminasse quella disgrazia per l’umanità. Proprio quelle suppliche furono all’origine del contagio popolare che portò il paese in isolamento sanitario ferreo. Molte persone furono ricoverate e Miracolo Gennaro finì in rianimazione in condizioni critiche mentre tutti, vecchi e giovani, cominciarono a pregare nella solitudine dell’isolamento per lui.
La cura fu trovata quasi casualmente usando il sangue delle persone che avevano sconfitto la terribile malattia e in paese si sparse la voce che era stato il sangue di Miracolo Gennaro donato a far guarire i contagiati. In questi casi si sa le voci viaggiano così veloci che assumono la forza della verità per il sol fatto di esser ripetute. Purtroppo però Miracolo Gennaro non ce la face e, per ironia della sorte o per l’imponderabile volontà divina, rimise la sua anima nelle mani del Signore il giorno del miracolo del Grottino. Fu l’atto finale che decretò definitivamente il miracolo: Gennaro aveva donato il suo sangue per salvare il paese.
Alle esequie, per quanto assolutamente vietate in regime di pandemia, partecipò l’intero paese, prete e sindaco in testa con tanto di fascia tricolore.
Finirono tutti in quarantena dopo che il prefetto appurò l’accaduto, ma in cuor loro avevano guadagnato la certezza che il sangue del Santo avrebbe rinnovato il miracolo salvandoli dalla pandemia.
F I N E