La brugola
la brugola
Racconto di Domenico Pescosolido
“La Brugola. Emporio di Giuseppe Martorina”. Era questa l’insegna che campeggiava su quel piccolo negozio di fai da te ubicato in una strada del paese poco accessibile e isolato dalla maggior parte degli altri negozi. Quel vecchio emporio, ricettacolo di chiodi, dadi e viti, era per lo più usato come ultima spiaggia dai clienti che vi si avventuravano per comperare qualche utensile da lavoro che non erano riusciti a reperire altrove.
Più che un negozio sembrava una grotta, un antro oscuro dove il Martorina, proprietario da sempre, vi si aggirava come un orco nella sua caverna e non ne voleva sapere di chiudere quell’attività per farne un ristorante come avrebbe voluto la moglie Maria o Mariuccia, chiamata forse così per la sua differenza d’età con il marito di quindici anni più vecchio di lei.
“Mi ha rapito quando ero ancora una ragazzina”, gli piaceva ricordare a chi, seppur cautamente, rimaneva interdetto da una tale differenza d’età. E in effetti la differenza d’età si vedeva tutta perché il Martorina, a dispetto dei suoi cinquantacinque anni, ne dimostrava almeno dieci di più, con folti baffi e un viso scavato puntellato da una fitta barba di qualche giorno, non era molto alto e con l’età i chili in più si misuravano sui buchi della cintura con cui teneva i pantaloni che facevano risaltare una pancia tonda e prominente. La moglie Mariuccia al contrario era una donna alta e dalle forme tonde e abbondanti che non sfiguravano affatto nel suo insieme. Pelle d’avorio, labbra rosse e carnose su un viso tondo incorniciato appena da alcuni riccioli rossi che gli calavano su un lato della fronte, la facevano apparire, nonostante l’età, più giovane di quanto non fosse. Quando era in negozio, rare erano tuttavia le occasioni in cui non vi stesse, vestiva spesso con un grande camicione blu, come voleva il marito, che mal nascondeva le sue armoniose forme. Se la guardavi attentamente potevi scorgere dietro il suo sguardo il fuoco di una passione repressa che si faceva rabbia nei confronti del marito burbero e dispotico. Solo quando il marito non c’era si lasciava andare a qualche chiacchiera in quell’amena bottega con i pochi clienti che capitavano e tutti rimanevano affascinati dalla sua simpatia tipica delle emiliane, origini tradite anche dal suo accento.
La Mariuccia non faceva mistero con nessuno della sua volontà di chiudere quel negozio per dedicarsi alla cucina e alla ristorazione ma il Martorina non ne voleva sentir parlare: “Ti ho detto già mille volte che finché sarò vivo io questo sarà un emporio, è inutile che vai in giro a dire che presto metteremo un ristorante. Non se ne parla e basta!”.
La Mariuccia non poteva far altro che rimanere in silenzio covando una rabbia che sfociava spesso in odio per il marito, ma sapeva bene, ormai, che era meglio tacere. Infatti, più di una volta aveva ricevuto schiaffi e pugni dal marito. Non che questi modi non l’avessero indotta a lasciarlo, ma si era sempre ravveduta e dopo una notte in albergo era tornata da lui certa che si sarebbe potuto ricominciare anche se invece a ricominciare erano le botte che spesso il Martorina le dava soprattutto quando sentiva quei discorsi strampalati sul ristorante.
Una sera a cena il Martorina cominciò a fare un discorso sulla possibilità di dare un po’ di sollievo alla moglie, che non gli piaceva che stesse a negozio col freddo e che si dovesse arrampicare su quegli alti scaffali alla ricerca di viti e bulloni nel magazzino sul retro del negozio e che un aiuto gli avrebbe fatto comodo e, in fondo, visto che abitavano direttamente sopra l’emporio avrebbe avuto più tempo per dedicarsi alla casa.
“Un aiuto!” esclamò Mariuccia, mentre era ancora intenta ad apparecchiare la tavola per la cena, “Ma se non ce la facciamo a tirare avanti noi? Come pensi di pagarlo un aiuto?”
“Sarebbe temporaneo e poi non gli darei un fisso ma solo un piccolo rimborso anche perché è inesperto”
“Inesperto? Ma allora hai già idea di chi assumere”
“Ma si, ma si, è il figlio del Dottor Conti, Antonio il più giovane dei due figli. E mica posso dir di no al Dottor Conti”
“Ma quanti anni ha Antonio? Mi sembra piccolo” – disse Mariuccia
“Avrà ventidue anni o giù di li, studia all’università. Sarebbe una cosa temporanea, me lo ha chiesto il padre per piacere”
“Se proprio dobbiamo” disse infine la Mariuccia con aria rassegnata dal momento che aveva capito che non era il caso di insistere oltre se voleva godersi una cena tranquilla.
Qualche giorno dopo Antonio si presentò alla bottega come pattuito. Martorina iniziò subito a spiegare al giovane l’ordine del magazzino, degli utensili e l’uso della cassa mentre Mariuccia osservava in silenzio quel giovane a cui spuntava appena un cenno di barba che delineava il volto liscio e minuto ancora non scavato dall’età. Alto e robusto con un fisico tipico di chi spende le sue giornate in palestra, sembrava porre la massima attenzione alle parole del Martorina ma non disdegnava di lanciare qualche occhiata furtiva anche alla Mariuccia che dal canto suo non diceva nulla.
“Vedrai che dopo qualche giorno ti risulterà tutto più semplice”, diceva il Martorina mentre mostrava le differenze fra una chiave inglese ed una francese.
“Poi se ci sono problemi chiedi a me o a mia moglie e tutto filerà liscio”, concluse dandogli una vigorosa pacca sulle spalle.
In effetti l’arrivo di Antonio aveva permesso che ci fosse del tempo libero ma non per Mariuccia, che invece continuava a servire a negozio insieme ad Antonio, bensì per il Martorina che ne approfittava per svolgere mille commissioni o per andare a caccia.
Di rientro proprio da una di quelle commissioni che osava dire improrogabili e che di fatto erano solo quattro chiacchiere e un paio di bicchierini nei bar del paese, la moglie volle nuovamente affrontare con il marito il discorso del ristorante.
“Lo sai, ne parlavo anche con Antonio, della possibilità di un ristorante e anche lui pensa che sia una buona idea”
Il Martorina squadrò i due come se avessero bestemmiato in chiesa alla presenza del Vescovo e poi sentenziò: “Ho detto che non ne voglio sentir parlare!”
“Ma caro guarda che potrebbe essere una vera miniera di soldi, diglielo tu Antonio”
A quel punto il Martorina colpì con un mal rovescio in pieno volto la Mariuccia facendogli sanguinare il labbro inferiore e l’avrebbe colpita ancora se Antonio non gli avesse bloccato il braccio
“Di che ti impicci tu? Non sono cose che ti riguardano”, gli gridò il Martorina. Nel frattempo Antonio si parò davanti alla Mariuccia in segno di protezione e il Martorina parve fermarsi.
“Faremo i conti dopo, andare a dire i fatti nostri agli altri!”, esclamò il Martorina uscendo dal negozio quasi a voler sfogare la rabbia repressa sbattendo la porta.
Antonio aiutò Mariuccia a rialzarsi e, fra singhiozzi e lacrime, l’accompagnò nel retro per lavare il sangue ed aiutarla a riprendersi.
“Ecco, lo vedi come fa”, disse Maiuccia con la voce rotta
“Calmati, calmati”, disse Antonio mettendogli un braccio sulla spalla.
Lei gli si accostò e gli si strinse forte, “Ti prego aiutami”, lui cominciò ad accarezzargli i rossi capelli e non poté non sentire i sui seni che premevano contro il suo petto. Gli tirò indietro i capelli e la guardò negli occhi ma fu la Mariuccia che per prima si protese verso di lui e senza dir altro lo baciò sulle labbra.
Fu per Antonio come il canto incantatore delle Sirene: da quel giorno i due presero ad incontrarsi di nascosto approfittando delle distrazioni del Martorina.
In una di quei incontri furtivi nel magazzino dell’emporio, Mariuccia iniziò uno strano discorso mentre era ancora fra le braccia di Antonio.
“Se ci liberassimo di mio marito non avremmo nessun impedimento al nostro ristorante”, sottolineò con enfasi quel “nostro” come ad alludere ad una nuova vita insieme. Antonio, dal canto suo, allontanandola lievemente da se, la guardò ma non disse nulla.
“Aiutami e liberiamoci di quel mostro”, aggiunse la Mariuccia.
“Ma come posso aiutarti?”
“Potremmo far in modo che gli capiti un incidente”.
A quelle parole Antonio si staccò da lei e si fece serio in volto, ma fu ancora la Mariuccia a parlare: “Va bene, lasciamo stare. Tu non puoi aiutarmi. Non sei ancora un uomo, fai l’amante ma non sai prendere decisioni da uomo”.
Antonio si sentì bruciare quelle parole dentro e se ne andò da lei voltandogli le spalle senza dire altro. Ma quelle parole continuarono a ardere come la brace sotto la cenere e lui, che si era tuffato in quella storia come una nuova avventura di cui vantarsi con gli amici, con il passar dei giorni scoprì lentamente quanto fosse stato coinvolto da quella femme fatale..
Passarono giorni senza che i due neppure si parlassero, ma la Mariuccia sapeva bene che bere dalla fonte della passione e poi negarla sarebbe stato molto peggio che non aver mai bevuto. Così, mentre apparentemente non si guardassero neppure in faccia, Antonio rimase sedotto dai mille atteggiamenti, apparentemente innocui, della Mariuccia che tuttavia alimentavano in Antonio un desiderio solo malamente nascosto.
Un caldo pomeriggio, mentre il Martorina era sul retro maldicendo e sbraitando alla ricerca di un qualche utensile, chiamava a gran voce Antonio in aiuto; questo si accostò alla Mariuccia intenta a leggere un depliant seduta su di un alto sgabello con le nude gambe accavallate che spuntavano dal camicione che portava aperto poco sopra il ginocchio e le disse a bassa voce solo due parole: “Sono pronto”.
Queste parole bastarono. La Mariuccia capì che la tregua era finita e lo sventurato aveva capitolato. Ripresero ad incontrarsi con maggior frequenza, Antonio attendeva spesso che il Martorina uscisse a caccia la mattina presto e si infilava di soppiatto nella camera da letto della Mariuccia fino a quando all’apertura del negozio si presentava come nulla fosse. Durante i loro incontri ancora abbracciati insieme a letto con i primi raggi di sole che già riscaldavano la squallida camera, la Mariuccia iniziava a proporre le sue soluzioni finali ad Antonio il quale, dal canto suo, le ascoltava e le analizzava come avrebbe fatto chi si accingesse a svolgere un qualsiasi nuovo lavoro.
“Potremmo simulare un incidente di caccia, ti nascondi e gli spari” – diceva la Mariuccia
“Si, ma se lo manco? E se poi c’è un’inchiesta o mi vedono? No, non mi sembra una buona idea”
“Hai ragione”
E si terminava quel complotto con più dubbi che certezze, finché al successivo incontro ancora la Mariuccia proponeva:
“Potremmo colpirlo alla testa e simulare che sia caduto ed abbia battuto la testa”
“No, non mi sembra funzioni. Potrebbe non morire o sarebbe complicato dover spiegare come sia possibile che la caduta gli abbia provocato un tal trauma”.
Alla fine, sempre durante uno di quegli incontri furtivi fra i due amanti la Mariuccia propose che lo si sarebbe potuto uccidere facendogli cadere sulla testa un intero scaffale del deposito dell’emporio. Ci sarebbe stato talmente tanto peso da ucciderlo sicuramente sul colpo e ad ogni modo il corpo sarebbe rimasto nascosto finché non ci si fosse accertati della morte e solo dopo si sarebbe potuto dare l’allarme.
“Effettivamente” – cominciò a riflettere Antonio ad alta voce – “potrebbe anche funzionare, mettiamo in bilico una parte dello scaffale del magazzino e al momento giusto una piccola spinta e il Martorina sarebbe travolto senza possibilità di fuga. Nessuno potrebbe inputarci nulla in futuro, neppure il Martorina stesso semmai si dovesse salvare”
“Sarebbe un malaugurato evento e noi saremmo liberi. Liberi per sempre”, aggiunse la Mariuccia con occhi pieni di speranza e passione.
“Si, sarebbe proprio una tragedia del tutto casuale”
Mariuccia, sia strinse forte ad Antonio e lo baciò pensando già al suo ristorante.
Negli incontri successivi si dedicarono a pianificare nei dettagli il momento opportuno. Sistemarono accuratamente un alto scaffale del magazzino nella parte più nascosta in modo che potesse crollare giù con una minima spinta e poi pianificarono attentamente come indurre il Martorina proprio a posizionarsi dove avrebbero voluto. Mariuccia avrebbe dovuto simulare una richiesta per un utensile da parte di un cliente che non sarebbero riusciti ad evadere pur avendo cercato nel magazzino ma che il cliente, disposto ad acquistarlo senza troppi indugi, sarebbe ripassato di li a poco, così il Martorina sarebbe andato lui stesso nel magazzino e Antonio, che lo avrebbe seguito per sincerarsi di dove fosse l’utensile, avrebbe messo in atto il loro piano.
Il giorno propizio sembrava che potesse essere uno di quei giorni in cui il Martorina, di buona lena, andava a caccia. I due amanti si sarebbero visti come di consueto e prima che il Martorina tornasse dalla caccia si sarebbero fatti trovare ai loro posti presso l’emporio per l’atto finale di quella tragedia meticolosamente studiata.
Il giorno tanto atteso fu fissato dal Martorina stesso senza esserne consapevole per un venerdì mattina. Infatti la sera del giovedì antecedente chiamò Antonio
“Domani sarò fuori a caccia apri tu l’emporio. Se hai bisogno chiama Mariuccia per ogni cosa”.
Era il segnale che attendevano.
Il giorno seguente Antonio si alzò presto come era uso fare in quei casi. Attese all’angolo della strada che il Martorina salisse in macchina e si allontanasse e si precipitò dalla Mariuccia aprendo la porta con la sua seconda copia. Come di consueto lei lo attendeva ancora a letto e i loro corpi si intrecciarono ancora più appassionatamente pregustando già la possibilità di liberarsi, di lì a poco, da quella schiavitù in cui erano costretti. Si strinsero così appassionatamente che non si accorsero che il Martorina era tornato indietro avendo dimenticato il cappello che era uso portare con se per andare a caccia. Quando salì in camera da letto e spalancò la porta i due amanti furono colti alla sprovvista e non ebbero neppure il tempo di parlare: il Martorina non ci pensò su, imbracciò il fucile ed esplose due colpi in sequenza.
Li uccise entrambi. I carabinieri lo ritrovarono ancora lì con il fucile in mano e lo sguardo perso. Quando lo portarono via il Martorina fece ancora in tempo a rivolgere un fugace sguardo al suo emporio dove trionfava in bella vista l’insegna “La Brugola. Emporio di Giuseppe Martorina”.
F I N E